venerdì 25 agosto 2017

Traffico illegale di animali

Traffico illegale di animali

Nel libro di Stefano Izzo “Intelligence e gestione delle informazioni. Attività preventiva contro i traffici illeciti”, edito nel 2011 da Franco Angeli nella collana Criminologia, è contenuto un interessante contributo di Antonello Colosimo (Consigliere della Corte dei Conti, docente universitario, già Vice Alto Vicario per la lotta alla contraffazione). In esso si parla del contrasto ai traffici illeciti, e il secondo punto trattato riguarda il TRAFFICO ILLEGALE DI ANIMALI.

Crediamo che sia molto interessante che un simile argomento venga non solo trattato all'interno di una rassegna dedicata a diversi illeciti di rilevante spessore (come ad esempio rifiuti, armi e persone), ma che il testo in questione sia pubblicato da una delle più rilevanti case editrici italiane nella collana dedicata alla Criminologia.

Per questioni di copyright, non possiamo riprodurne integralmente il testo, contenuto alle pagine 70-73 del libro, ma vogliamo comunque offrirvi un sunto di quanto vi è scritto. [sottolineature e neretti sono nostri; tra virgolette le citazioni dal testo dell’autore].


Subito in apertura, viene citata come fonte la relazione di Ioanna Garagouni, Presidente della Confederazione delle Associazioni animaliste greche (marzo 2007).
Il traffico illegale di animali da compagnia, si afferma, è un fenomeno in espansione.
Si inizia con il caso del territorio greco, con 15-20.000 animali esportati ogni anno (secondo le dichiarazioni di chi questo traffico lo fa) e l’attività ultra trentennale di collaborazione tra cittadini stranieri e greci, in nome di “presunte Associazioni Animaliste” per esportare questi animali, “con il pretesto di adozioni internazionali”, che vengono “spostati in canili o presso Associazioni straniere, soprattutto tedesche, per poi scomparire nel nulla”.
Questo non è che uno spunto per ampliare la visione: “Se consideriamo che nello stesso modo avvengono esportazioni anche da molti Paesi del Sud ed Est Europa e che i randagi hanno tutti la stessa ignota destinazione, viene da chiedersi quale sia l’effettiva sorte di questi animali”.
Gli animali finiscono in una “rete di traffici illeciti” che comprende territori di tutta Europa: partono da paesi con alto tasso di randagismo (Italia compresa) e arrivano in altri paesi, soprattutto la Germania.
Pur senza fare alcun nesso evidente con i traffici, si rileva che:
- sono milioni i cani e gatti randagi che vengono usati per l’industria della pelletteria, per i test chimici, farmacologici, cosmetici e delle armi.
- ci sono siti internet tedeschi con annunci di “adozione” di randagi stranieri (di ogni età – quindi anche anziani – e anche malati), “venduti per una cifra compresa tra i 100 e 350 euro”.
- il randagismo esiste anche nei paesi “civilizzati” (si accenna ai casi dell’Inghilterra e della Germania).
Sia l’esistenza di canili lager – che operano in “totale illegalità” – sia il fatto che “molti sedicenti ‘amanti degli animali’, ossia gli esportatori” gestiscano “punti di raccolta di randagi, per poi spedirli in altri Paesi” vengono dall’autore collegati a “appoggio” e “totale indifferenza” delle autorità competenti (Comuni, Prefetti, A.S.L. Veterinaria e altre).
Il discorso torna poi alla Grecia e ai siti tedeschi, con il riferimento alla Legge greca che nel 2003 ha regolamentato adozioni/esportazioni e che ha fatto infuriare gli esportatori stranieri e i loro contatti greci, arrivando alla pubblicazione di foto e testi che descrivono la Grecia come “una nazione di sadici barbari, che godono nel torturare gli animali e che non permettono ai ‘civili europei’ di salvarli attraverso adozioni internazionali. (...) L’esagerazione è tale che lo scopo è ovvio, quello di alimentare un traffico trasversale”.
Nonostante queste evidenze, il traffico non si è fermato... e non sono serviti nemmeno i blocchi ripetuti di animali in partenza da porti e aeroporti verso Germania, Belgio, Olanda e Danimarca, condotti da Associazioni “vere”.
Se “dietro ogni traffico di animali compare l’ombra dell’illegalità”, si è realizzato poco di concreto. “I traffici illegali aumentano approfittando della vulnerabilità non solo legislativa a tutela delle frontiere continuando in una macabra attività, senza problemi, senza sanzioni, con Governi che fanno da spettatori e, soprattutto, con totale disprezzo per il valore della vita di questi poveri indifesi animali”.
La conclusione dell’intervento è affidata ad una riflessione morale: ogni singolo cittadino ha il dovere di essere informato su questa orribile realtà, perché si possa prevenire, nel rispetto delle vite animali, questo fenomeno; la protezione degli animali indifesi non riguarda solo animalisti o persone sensibili agli animali, ma è una questione di “rispetto nei confronti della dignità umana ed è un obbligo morale per ogni persona onesta”.


Come associazione che da decenni si oppone al traffico di animali, non possiamo che ringraziare Antonello Colosimo per l’attenzione riservata a questo tema e soprattutto per le parole usate.
Non dimentichiamo, inoltre, l’impegno di Ioanna Garagouni (recentemente scomparsa) che tanto ha battagliato per difendere i “suoi” randagi greci da viaggi verso l’ignoto e per migliorare le condizioni degli animali direttamente sul posto, nel proprio Paese.


UNA Cremona (Uomo-Natura-Animali) onlus

25/8/2017

Nessun commento:

Posta un commento